È iniziata domenica 2 dicembre la COP 24, la ventiquattresima Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul clima, che andrà avanti fino a 14 dicembre: l’Italia è al lavoro sul suo Piano Clima ed Energia.

Sede degli incontri è la città di Katowice, in Polonia, simbolo dell’industria carbonifera.

Per capire il piano ambizioso dell’Organizzazione delle Nazioni unite è stato formato un utile decalogo qui sotto riportato:

1- Le basi: UNFCCC, UNEP, WMO, IPCC, COP 24, Protocollo di Kyoto, Accordo di Parigi…facciamo un po’ di chiarezza

Questi acronimi e i nomi rappresentano organismi e strumenti internazionali creati sotto la guida dell’ONU per contribuire a far progredire l’azione per il clima a livello globale, ognuno con un ruolo specifico e diverso, ma tutti focalizzati sul raggiungimento della sostenibilità ambientale. Nel 1992, le Nazioni Unite organizzarono un grande evento a Rio de Janeiro chiamato Vertice della Terra, nel quale fu adottata la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). In questo trattato, le nazioni hanno accettato di “stabilizzare le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera” per prevenire pericolose interferenze da attività umane sul sistema climatico. Oggi il trattato ha 197 firmatari e tutti gli anni, da quando è entrato in vigore nel 1994, si tiene una “conferenza delle parti”, la COP appunto, per discutere su come andare avanti. Finora ci sono state 23 COP; quella di Katowice, dunque, sarà la COP 24. Poiché l’UNFCCC aveva limiti non vincolanti per le emissioni di gas serra per i singoli paesi e nessun meccanismo di applicazione, sono state negoziate varie “estensioni” a questo trattato durante le diverse COP, tra cui il Protocollo di Kyoto del 1997, che definiva i limiti di emissione per le nazioni sviluppate da raggiungere entro il 2012, e l’accordo di Parigi adottato nel 2015, in cui tutti i paesi del mondo hanno concordato di intensificare gli sforzi per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C rispetto alle temperature preindustriali, e di promuovere finanziamenti per l’azione climatica. Due agenzie sostengono il lavoro scientifico delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e la World Meteorological Organization (WMO), che insieme, nel 1988, hanno creato l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), composto da centinaia di esperti impegnati nella valutazione dei dati e nell’individuazione di prove scientifiche affidabili per i negoziati sull’azione per il clima, compresi i prossimi di Katowice.

2- Ci sono state numerose conferenze ONU sull’argomento, ma quante hanno prodotto effettivi risultati?

Sono stati tutti incontri fondamentali per trovare un consenso globale su un problema che richiede una soluzione globale. Sebbene i progressi siano stati molto più lenti del necessario, il processo, tanto impegnativo quanto ambizioso, ha lavorato per portare tutti i paesi in circostanze molto diverse, insieme. I progressi sono stati fatti e alcune delle azioni concrete intraprese finora dimostrano una cosa: l’azione per il clima ha un reale impatto positivo e può davvero aiutarci a prevenire il peggio. Tra i risultati conseguiti ci sono: 57 paesi che sono riusciti a ridurre le loro emissioni di gas serra ai livelli richiesti per frenare il riscaldamento globale; almeno 51 iniziative di “carbon pricing”, grazie alle quali coloro che emettono biossido di carbonio pagano per ogni tonnellata emessa; 18 paesi ad alto reddito impegnati a donare 100 miliardi di dollari l’anno per l’azione per il clima nei paesi in via di sviluppo, con oltre 70 miliardi di dollari mobilitati finora.

3- Perché tutti parlano dell’Accordo di Parigi?

Il documento di Parigi, ratificato da 184 parti ed entrato in vigore a novembre 2016, è l’unica opzione valida per affrontare i cambiamenti climatici. Gli impegni in esso contenuti comprendono: limitare l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 °C e ambire a un aumento di 1,5 °C; aumentare i finanziamenti per l’azione per il clima, incluso l’obiettivo annuale di 100 miliardi di dollari dei paesi donatori per i paesi a basso reddito; sviluppare piani climatici nazionali entro il 2020; proteggere gli ecosistemi che assorbono i gas serra, comprese le foreste; rafforzare la resilienza e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici; completare un programma di lavoro per attuare l’accordo nel 2018. Gli Stati Uniti hanno aderito all’accordo nel 2016 per poi annunciare nel luglio 2017 la propria intenzione di ritirarsi da esso; tuttavia rimangono una delle parti dell’accordo almeno fino al novembre 2020, data in cui potranno legalmente richiedere un ritiro.

4- Perché si dice che sarebbe meglio limitare l’aumento di temperatura a 1,5 °C?

Secondo l’ultimo report dell’IPCC, mantenere il riscaldamento globale a non oltre 1,5 °C di media globale rispetto ai livelli pre-industriali contribuirà a prevenire devastanti danni permanenti al pianeta e alla sua popolazione, tra cui la perdita irreversibile di habitat per gli animali nell’Artico e nell’Antartico, ondate di calore, la scarsità d’acqua per oltre 300 milioni di persone, la scomparsa delle barriere coralline, essenziali per intere comunità e per la vita marina, l’aumento del livello del mare, che sta minacciando il futuro e l’economia di intere nazioni insulari. Le stime parlano di 420 milioni di persone in meno che potrebbero essere colpite dal cambiamento climatico se riusciamo ad attenerci a un aumento di 1,5 °C anziché di 2 °C. Gli esperti dicono che potremmo farcela, ma che è un’opportunità da cogliere al volo e con urgenza, che richiederà cambiamenti senza precedenti in tutti gli aspetti della società.

5- Perché è importante la COP 24?

Perché il 2018 è la scadenza che i firmatari dell’accordo di Parigi hanno concordato per adottare un programma di lavoro di attuazione degli impegni presi a Parigi. Ciò richiede la fiducia tra tutti i paesi. Tra le questioni calde, quella dei finanziamenti a favore dell’azione per il clima in tutto il mondo: il tempo stringe ed è necessario concordare collettivamente una strategia audace, decisiva, ambiziosa e responsabile.

6- Quali prove scientifiche saranno utilizzate come base per la discussione alla COP 24?

Si tratta di documenti elaborati da esperti e raccolti nel corso degli anni. Tra questi: Report on Global Warming of 1.5 °C dell’IPCC, 2018 Emissions Gap Report dell’UNEP, 2018 Bulletin on greenhouse gas concentrations del WMO e 2018 Ozone Depletion Assessment elaborato congiuntamente dal WMO e dall’UNEP.

7- In che modo è possibile essere sempre aggiornati su quello che sta accadendo a Katowice?

Ci sono molti modi per seguire i lavori della COP 24: la newsletter delle Nazioni Unite “Climate change”, per ricevere aggiornamenti quotidiani; la pagina di copertura della COP 24 opportunamente predisposta dalle Nazioni Unite; l’hashtag #ClimateAction da seguire su Twitter.

8- Come si può partecipare alla discussione e contribuire all’azione per il clima?

Aderendo al Climate Action ActNow.bot sarà possibile essere informati sulle azioni quotidiane raccomandate per salvare il pianeta e avere un’idea sull’impatto dell’azione collettiva. Si può, poi, condividere i propri sforzi a favore del clima sui social e incoraggiare più persone ad agire nella stessa direzione. Inoltre, con l’iniziativa People’s Seat, lanciata dal Segretariato dell’UNFCCC, è possibile partecipare direttamente alla conversazione della COP 24: #TakeYourSeat e di’ la tua.

9- Quali sono alcuni esempi di iniziative che l’ONU sta sostenendo per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici?

L’ONU sta integrando la sostenibilità ambientale in tutti i suoi aspetti, con tante le iniziative sostenute dall’UNEP o dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP): nell’Europa rurale dell’Est, agricoltori e imprenditori possono tagliare le emissioni, una palude alla volta; nella regione del Lago Ciad sono state piantate decine di migliaia di alberi resistenti alla siccità; in Guatemala, la reintroduzione della produzione di cacao per i piccoli proprietari sta contribuendo a risolvere sia i problemi economici che quelli ambientali; in Bhutan, vengono sostenuti i mezzi di sostentamento e la conservazione della natura; a Timor Est, si sta costruendo una nuova generazione di infrastrutture verdi; nella Repubblica Democratica del Congo, i piccoli cambiamenti comportamentali stanno portando a grandi risultati.

10- Perché l’ONU sta anche programmando un vertice sul cambiamento climatico nel 2019?

Per sfruttare i risultati della COP 24 e rafforzare l’azione e l’ambizione per il clima ai massimi livelli possibili, il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha convocato un vertice sul cambiamento climatico il prossimo settembre. In previsione della scadenza del 2020 che hanno i paesi per finalizzare i loro piani climatici nazionali, il vertice si concentrerà su iniziative pratiche per limitare le emissioni e costruire resilienza e sarà incentrato su 6 aree tematiche: transizione verso le energie rinnovabili; finanziamento dell’azione per il clima e prezzi del carbonio; riduzione delle emissioni provenienti dal settore industriale; l’utilizzo della natura come soluzione; città sostenibili e azioni locali; resilienza ai cambiamenti climatici.