Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature Climate Change ha evidenziato come l’eccesso di anidride carbonica in atmosfera impoverisca le produzioni agricole (in particolare riso e grano) di importanti elementi nutritivi come zinco e ferro e proteine.

Se le concentrazioni di CO2 non dovessero diminuire, a metà secolo si arriverebbe ad una concentrazione di 550 ppm (parti per milione) impedendo ad alcune specie agricole di maturare e accumulare sostanze nutritive, provocando considerevoli problemi all’alimentazione umana.

Secondo quanto riportato dall’articolo di Ansa-Terra e Gusto, attualmente, si stima che più di due miliardi di persone hanno carenza di uno o più nutrienti che di solito provengono dalle piante: il 63% delle proteine proviene da fonti vegetali, come l’81% del ferro e il 68% di zinco. La conclusione è che se non ci impegniamo a ridurre drasticamente le emissioni di CO2 – da come riscaldiamo le nostre case, a ciò che mangiamo, da come si spostiamo a quello che acquistiamo – nei prossimi 30-80 anni le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera supereranno quota 550 ppm rispetto agli attuali 400 ppm circa. Questo aumento, dicono i ricercatori, ridurrà fra il 3 e il 17% il contenuto di ferro, proteine e zinco di molte colture di base aumentando la frequenza di casi di anemia e di altre malattie legate a una non corretta alimentazione in particolar modo nelle zone più povere del pianeta.