Le colture energetiche non sono l’unica fonte da cui derivano i biocombustibili prodotti dal settore agricolo. Molti residui derivanti dai processi industriali possono essere utilizzati come alimento per i digestori e concorrono alla formazione di biogas a livello nazionale.

Dal comparto agroindustriale, i settori potenziali produttori di biomasse utilizzabili sono:

  • Industria saccarifera: melasso, fettucce;
  • Industria conserviera e della frutta: semi, polpe, bucce, gusci, acque e fanghi di lavorazione;
  • Industria molitoria e pastaria: scarti di lavorazione (generalmente utilizzati a fini mangimistici);
  • Industria risiera: lolla;
  • Industria enologica: vinacce fresche ed esauste;
  • Industria olearia: sanse vergini ed esauste, acque di vegetazione.

Le biomasse lignocellulosolitiche derivanti dall’industria olearia sono generalmente destinate a combustione, mentre per i restanti scarti d’impresa la destinazione è quella della fermentazione alcolica o la digestione anaerobica.

La valorizzazione energetica degli scarti agroindustriale è essenziale per gestire un grande volume di materiali considerati “di scarto”; inoltre la produzione dedicata di biomasse energetiche ha costi di produzione elevati rispetto ai sottoprodotti dell’agroindustria, che hanno un costo di approvvigionamento pressoché nullo.

A differenza delle biomasse energetiche, le rese energetiche sono variabili in funzione dell’origine e delle caratteristiche chimico-fisiche del materiale utilizzato

La scelta della tipologia e della potenza di un impianto di biogas deve quindi tenere in forte considerazione l’aspetto relativo alla natura, alla disponibilità ed al costo della matrice organica da utilizzare.