I programmi di conservazione, recupero e valorizzazione della biodiversità devono essere avviati con le tecniche più idonee in funzione delle risorse disponibili. Le tecniche di conservazione delle risorse genetiche animali si dividono in due categorie:

  • in situ
  • ex situ

Il primo metodo prevede l’allevamento di razze e specie locali nell’agroecosistema d’origine. Con questa tecnica si possono avviare piani di selezione che hanno come obiettivo sia l’incremento numerico della popolazione che il miglioramento della produttività, mantenendo però la variabilità genetica della razza.

La tecnica di conservazione ex situ prevede due possibilità: la conservazione ex situ – in vivo e la crioconservazione.  Con la prima, gli animali sono allevati in condizioni ambientali diverse da quelle di origine oppure in aree diverse da quelle tipiche (inclusi zoo, parchi agricoli, etc.), la crioconservazione avviene attraverso la conservazione di materiale genetico refrigerato (materiale seminale, ovuli, embrioni; sequenze di DNA).

La scelta della tecnica più opportuna è in funzione delle caratteristiche della razza e degli obiettivi che si intendono conseguire con la conservazione. Qualsiasi tecnica adottata deve garantire il mantenimento della maggiore variabilità genetica possibile, per ridurre il rischio di consanguineità e limitare la perdita di variabilità genetica.