L’equilibrio nell’ecosistema tra le diverse forme di vita è spesso minacciato da diversi fattori che alterano e trasformano il territorio causando il declino progressivo di molte specie autoctone.

I fattori di origine antropica sono quelli che maggiormente causano la perdita di biodiversità e riguardano principalmente la distruzione e la frammentazione degli habitat, l’introduzione di specie esotiche e l’inquinamento sia industriale che agricolo.

A queste cause si aggiungono la deforestazione, le condizioni climatiche avverse, l’introduzione di nuovi patogeni e o malattie, la pressione dovuta alla popolazione e all’urbanizzazione, l’alterazione dei processi di coevoluzione a causa dell’introduzione di nuove specie e l’erosione genetica, dovuta alla sostituzione degli ecotipi locali con un numero limitato di nuove cultivar, geneticamente simili, con conseguente riduzione della variabilità genetica.

Le coltivazioni e gli allevamenti, sempre più indirizzati sull’utilizzazione di una o poche specie, sono alla base della perdita della variabilità genetica, processo irreversibile e irrecuperabile.

In un’ottica di difesa della biodiversità è auspicabile il mantenimento della maggiore variabilità genetica possibile (e quindi biodiversità) attraverso la salvaguardia di habitat e di specie animali, vegetali e microbiche indispensabili per la vita dell’uomo e del pianeta.