La disponibilità idrica ricavata dalla stima del bilancio idrico colturale deve essere relazionata alle condizioni idrologiche dei flussi sotterranei e superficiali della risorsa.

L’assenza di piogge e l’aumento di richiesta idrica da parte delle colture, può compromettere notevolmente la salute dei corsi fluviali specialmente nei periodi di magra. Gli effetti dei prelievi sulle acque superficiali sono rilevabili dai deflussi medi annui e mensili.

I deficit irrigui (differenza tra risorsa disponibile e richiesta dall’agricoltura) sono causati da numerosi fattori come ad esempio:

  • riduzione dei deflussi di magra nella stagione estiva;
  • progressivo cambiamento, negli ultimi decenni, delle pratiche colturali ed irrigue verso seminativi più idroesigenti;
  • livello di disorganizzazione dei consorzi: sprechi nella gestione dei turni irrigui, inadeguata programmazione colturale (occorre eliminare i picchi di fabbisogno irriguo), mancanza di monitoraggi lungo i corsi d’acqua e sui canali (anche causa manufatti di regolazione poco efficienti) per garantire una migliore distribuzione delle portate a livello parcellare.

Oltre a garantire un’adeguata distribuzione di risorse al settore agricolo, deve essere rispettato il volume idrico minimo necessario per non compromettere la funzionalità ecologico-ambientale dell’alveo, chiamato deflusso minimo vitale (DMV).

Una corretta gestione delle risorse a partire dall’ammodernamento e dall’impermeabilizzazione degli impianti di distribuzione fino ad arrivare a una corretta gestione pratico-amministrativa della risorsa, permetterebbe di ridurre gli sprechi e le perdite di sistema e ottimizzare lo sfruttamento dell’acqua, preziosa per l’agricoltura e per tutte le forme di vita.