La scarsità della risorsa irrigua in molte zone della penisola italiana e la modificazione dell’andamento pluviometrico globale ha portato allo studio di nuovi metodi irrigui che massimizzano l’efficienza irrigua degli adacquamenti permettendo di risparmiare risorsa.

Le tecniche di irrigazione deficitaria prevedono una distribuzione controllata dell’acqua di irrigazione con volumi distribuiti al di sotto dei fabbisogni della coltivazione. Tra le varie tipologie di irrigazione deficitaria si ricordano:

  • Regime irriguo a deficit idrico permanente (RDI): somministrazione di volumi di adacquamento leggermente inferiori a quelli effettivamente richiesti dalle piante durante l’intero ciclo di coltivazione
  • Regime irriguo a deficit idrico regolato nelle diverse fasi fenologiche (FDI): somministrazione di volumi di adacquamento leggermente inferiori a quelli effettivamente richiesti dalle piante, nelle fasi più tolleranti allo stress idrico, irrigare abbondantemente nelle fasi fenologiche critiche corrispondenti ad una elevata sensibilità alla carenza idrica.
  • Irrigazione parziale dell’apparato radicale (PRD): somministrazione di volumi di adacquamento leggermente inferiori a quelli effettivamente richiesti dalle piante, nelle fasi più tolleranti allo stress idrico, irrigare abbondantemente nelle fasi fenologiche critiche corrispondenti ad una elevata sensibilità alla carenza idrica.

Secondo le sperimentazioni effettuate, i sistemi RDI e PRD consentono un importante risparmio idrico con lievi influenze sulla fisiologia e sull’attitudine produttiva delle specie oggetto di studio. Lo sviluppo e la diffusione di questi sistemi irrigui assumono importanza maggiore nelle aree semi-aride italiane, in cui è necessario un rapido mutamento delle tecniche irrigue basato sulla riduzione dei volumi d’acqua utilizzati.