Il Great Pacific Garbace Patch (GPGP), noto anche con il nome di Pacific Trash Vortex, è un accumulo di rifiuti non biodegradabili, generalmente di plastica, che persistono e galleggiano in aree remote dell’Oceano Pacifico.
E’ collocato a metà strada tra le Hawaii e la California, ed il motivo sta nel fatto che proprio in questa zona si incontrano le acque calde del Sud Pacifico e quelle fredde provenienti dal Circolo Polare Artico: queste correnti spostano i detriti e li fanno convergere e unire tra loro.
Per quantificare il problema, è stato condotto uno studio guidato da un team internazionale di scienziati affiliati alla società The Ocean Cleanup Foundation, con la collaborazione di sei Università.
Per la raccolta dei dati volti a misurare il fenomeno del GPGP, sono state effettuate indagini aeree e osservazioni in situ con dispositivi a strascico, che hanno consentito la rilevazione di detriti di dimensione maggiore di 0,05 cm.
I risultati rivelano che i rifiuti oggetto di studio appartengono alle classi del polietilene (PE) e polipropilene (PP) e ricoprono una superficie di circa 1,6 milioni di Km2 (pari a circa 3 volte la Francia), con un peso complessivo di 80.000 t.
Il 92% di questi è composto da oggetti di grandi dimensioni, mentre l’8% è formato da microplastiche, altamente pericolose per la fauna marina, che, nutrendosi di tali materiali, subisce danni come lesioni ed intossicazioni, terminando il ciclo sulle nostre tavole.
I dati emersi sono preoccupanti, gli studiosi hanno infatti dimostrato che i livelli di inquinamento plastico nel GPGP stanno crescendo in modo esponenziale. Con l’attuale tendenza al consumo e con la cattiva gestione dei rifiuti, gli esperti hanno annunciato che se non si agisce con rapidità, entro la metà del secolo il mare sarà popolato in maggior misura da pezzi di plastica, piuttosto che da pesci.
L’associazione in questo senso sta sviluppando un sistema di barriere galleggianti con lo scopo di ripulire, per i prossimi 5 anni, una parte di superficie interessata dal fenomeno.