La salvaguardia e la tutela delle risorse irrigue è affidata alla Direttiva CE 60/2000 “Direttiva Quadro sulle Acque DQA”, che ha come obiettivo quello di responsabilizzare gli utenti attraverso specifiche politiche di tariffazione della risorsa.
La normativa contiene specifici riferimenti al ruolo del prezzo (pricing) come strumento per permettere una migliore concessione dell’acqua agli utilizzatori. È opportuno specificare le differenze tra tariffazione e pricing della risorsa: nel primo caso si tratta di un importo a beneficio degli erogatori del servizio (consorzi di bonifica, enti irrigui) per coprire i costi di gestione del servizio, il pricing è un prezzo dell’acqua comprensivo di tutti gli oneri e rappresentante il livello di scarsità della risorsa, che consente una migliore allocazione della stessa.
Da un punto di visto pratico l’attuazione di questa direttiva risulta complessa per molteplici motivi, primo tra tutti la determinazione del “prezzo”; non meno difficoltosa risulta l’applicabilità del “price” in base ai consumi diretti (volumetrici) o indiretti (più diffusi ma poco precisi, legati all’utilizzo dell’acqua) della risorsa a carico degli utenti.
L’utilizzo di metodi poco precisi porta a un minor costo della risorsa, che viene utilizzata in eccesso e non razionalizzata, ma l’applicabilità dei metodi diretti risulta essere complicata se associata ad alcune fonti di approvvigionamento (acque sotterranee).
Per salvaguardare la risorsa è quindi opportuno migliorare i criteri di determinazione dei consumi idrici da parte dei gestori dei servizi e ottimizzare l’utilizzo e la distribuzione dell’acqua da parte degli agricoltori.
Considerata la loro facile applicabilità, la rimodulazione e il perfezionamento dei metodi indiretti per il calcolo dei consumi è necessaria per limitare gli sprechi della risorsa. Rimane comunque indispensabile l’uso attento e razionale dell’acqua da parte dell’utenza agricola.