La coltivazione di specie per la produzione di biomasse ad uso energetico può avere delle ripercussioni negative sull’ambiente.
Le colture energetiche richiedono un’attenta riflessione sulla scelta dei terreni e sul corretto inserimento nelle rotazioni colturali aziendali in modo da evitare ripercussioni negative sulla biodiversità, sull’inquinamento idrico, sul degrado del suolo e sulla distruzione degli habitat.
L’Agenzia Ambientale Europea ha suggerito una serie di indicazioni e criteri per una coltivazione di biomasse compatibili con l’ambiente:
- Definizione dell’ammontare di biomassa che è possibile produrre per fini energetici senza provocare ripercussioni negative sull’ambiente, partendo dalla formulazione di principi base di protezione ambientale che sono:
- tutela delle zone agricole ad alto valore naturalistico, coltivate in modo non intensivo, che hanno la funzione di arrestare la perdita di biodiversità;
- mantenimento di una percentuale minima di superficie messa a riposo (3%) ad area di compensazione ecologica nelle aree intensamente coltivate;
- salvaguardia delle zone destinate a pascolo, degli oliveti e delle boscaglie;
- divieto di coltivazione dove si pratica l’environmentally oriented farming24;
- Salvaguardia delle aree protette e in particolare delle aree forestali e dei residui della vegetazione;
- uso di colture da biomassa a basso impatto ambientale;
- mantenimento delle superfici ad uso estensivo del suolo.
- Determinazione dei modelli per il calcolo delle superficie coltivabili per ogni regione sulla base dei principi ambientali stabiliti;
- Individuazione, in base alle esigenze pedoclimatiche delle diverse zone di coltivazione, delle colture e delle varietà più idonee per la produzione di biomassa;
- Valutazione del potenziale bioenergetico di ogni singola coltura e del loro mix.